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Terapia farmacologica

Terapia farmacologica

Terapia farmacologica. Questa sezione vuole essere un semplice aiuto per i pazienti con dolori osteoarticolari e non certo una trattazione esauriente del problema.
La terapia farmacologica, e le competenze acquisite con l'esperienza ultra trentennale ed i numerosi corsi, le metto a disposizione dei pazienti per una terapia del dolore che va dai normali analgesici, agli anti infiammatori, fino all'uso degli oppiacei deboli ed oppiacei forti, qualora necessari. D'altronde la prima cosa che chiede un paziente sofferente è che gli venga lenito il dolore. Per il medico questo diventa un obbligo morale anche alla luce di quanto raccomandato dalla legge 38/2010 sulla terapia del dolore . Concetto quest'ultimo a cui non si da ancora il giusto peso.

La terapia farmacologica dei pazienti con dolori osteoarticolari prevede numerosi approcci terapeutici. La prima cosa  da verificare, difronte ad un dolore osteoarticolare o muscolare, è scoprire se la causa del dolore è un processo infiammatorio, un processo degenerativo cronico come l'artrosi, oppure uno strappo muscolare.

Se alla base del dolore c'è un processo infiammatorio, è ovvio che la terapia sarà basata sull'uso di anti infiammatori che possono essere sia cortisonici sia i così detti anti infiammatori non cortisonici (FANS). La scelta della terapia tra i due tipi di anti infiammatori, cortisone o FANS, e la durata, la si valuta caso per caso.



Evoluzione di processo artrosico del ginocchio. Ultima immagine a destra  ginocchio con protesi.

Il problema sorge, quando alla base di un processo doloroso c'è un processo cronico degenerativo come l'artrosi o un processo compressivo come nel caso di compressioni radicolari, il più comune da ernie discali, che determino sciatalgie o lombosciaatalgie, cruralgie ecc.. In questi casi troppo spesso si ricorre, in maniera poco appropriata, agli anti infiammatori per lenire il dolore. Le linee guida, infatti, raccomandano l'uso di antidolorifici senza azione anti infiammatoria. Il più tipico degli antidolorifici è il Paracetamolo (Tachipirina, Efferalgan, Acetamol). Se il Paracetamolo  e le sue associazioni, non funzionano si possono adoperare farmaci che prevede anche l'uso di oppioidi deboli ed oppioidi forti.

Già nel 1996 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha proposto una scala di valutazione del dolore adottata anche come linea-guida per il trattamento del dolore muscolo scheletrico oltre che oncologico.

Queste scale di valutazione, come la Visual rating scale (VRS) chiede al paziente di caratterizzare il proprio dolore come:  assente, lieve, moderato, intenso, molto intenso. Altre di caratterizzare il proprio dolore con una scala che va da 1 a 10, ( numerical rating scale o NRS).

In base alla entità del dolore è  previsto un tipo di trattamento.

  • Dolore lieve: è suggerito trattamento con FANS o paracetamolo ± adiuvanti;
  • Dolore di grado lieve-moderato è suggerito trattamento con oppioidi deboli ± FANS o paracetamolo ± adiuvanti;
  • Dolore grave o da moderato a grave è suggerito trattamento con oppioidi forti ± FANS o paracetamolo ± adiuvanti


Un discorso a parte merita il dolore da compressione radicolare come sciatalgia, lombosciatalgia, cervico-brachialgia). Non è raro in questi casi, pur non trattandosi di processo infiammatorio, il ricorso al trattamento cortisonico. Il razionale di questo sta nel fatto che in virtù dell'azione antiedemigena del cortisone, si riesce a ridurre la imbibizione dei tessuti periradicolari e quindi ridurre la compressione sulla radice nervosa e migliorare il dolore. Tuttavia se è pur vero che in queste situazioni il cortisone ci è di aiuto e pur vero che proprio in questi casi , ove il dolore da compressione è importante, c'è la necessità di ricorrere ai farmaci oppiodi e non sempre sono sufficienti. Purtroppo ci sono situazioni ove bisogna far ricorso contemporaneamente a cortisone, fans per sfruttarne l'azione antidolorifica , paracetamolo e oppoidi per avere un risultato accettabile. 


 
Nella Immagine di destra si vede come la fuoriuscita dell'ernia comprime la radice nervosa.